Meta è una neurocorporazione
Oggi parliamo di: Quali dati - a Meta interessa solo il nostro cervello / Noyb contro Meta / Rapporto annuale sull'Amministrazione Automatizzata
L'EDITORIALE DELLA SETTIMANA
di Matteo Navacci1, data protection & cybersecurity advisor
Per anni Meta (ex Facebook) è stata vista come una Big Tech ossessionata dai social network, poi attratta da un Metaverso mai realmente decollato e considerato quasi un fallimento.
Oggi però la sua traiettoria sembra convergere verso un nuovo orizzonte: la trasformazione della mente umana in interfaccia. Sono infatti ormai numerosi i segnali che lasciano presumere una virata degli interessi di Meta verso le neurotecnologie, l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata: interviste a Zuckerberg, studi scientifici, nuovi prodotti.
Il primo riguarda uno studio recentemente pubblicato da un team di Meta AI in collaborazione con ospedali e università francesi, che dimostra un passo avanti straordinario sulla capacità di decodificare il pensiero umano. Durante le trials una intelligenza artificiale è riuscita a decodificare fino all’80% dei pensieri dei partecipanti analizzando segnali cerebrali ottenuti tramite Magnetoencefalografia.
Nello studio, veniva loro chiesto di digitare frasi su uno schermo: il sistema IA riusciva a ricostruire le parole pensate ancora prima che fossero scritte. L’IA ha anche rivelato i meccanismi che permettono al cervello di trasforma concetti astratti in parole e azioni concrete.
In un altro studio, più recente, Meta ha analizzato l’attività cerebrale di 46 pazienti di età compresa tra i 2 e i 46 anni, ai quali erano stati apposti 7.400 elettrodi per monitorare il cervello durante l’ascolto dell’audiolibro de Il Piccolo Principe. Utilizzando modelli di intelligenza artificiale, i ricercatori hanno osservato come si sviluppa il linguaggio nel cervello umano nel corso della crescita.
I risultati mostrano che:
Le rappresentazioni fonetiche (cioè il modo in cui il cervello riconosce e distingue i suoni del linguaggio) compaiono già a partire dai 2 anni, localizzate in una zona uditiva chiamata giro temporale superiore (STG).
Le rappresentazioni lessicali (ovvero la comprensione delle parole e dei loro significati) emergono solo dopo i 6 anni, e coinvolgono aree cerebrali più complesse, responsabili di funzioni cognitive più avanzate.
La parte più sorprendente dello studio sono le affinità rilevate coi modelli linguistici di intelligenza artificiale, che durante le loro fasi di allenamento sembrano ripercorrere le stesse fasi dello sviluppo linguistico umano, dalle strutture semplici (i suoni) a quelle complesse (i significati), suggerendo l’esistenza di principi cognitivi condivisi tra cervello biologico e reti neurali artificiali.
E nel frattempo, Meta sta anche lavorando in silenzio a Orion, un sistema avanzato composto da occhiali AR, braccialetto neurale EMG e processore wireless esterno.
Il braccialetto EMG (elettromiografia) interpreta i segnali elettrici muscolari per tradurli in comandi, permettendo di cliccare, selezionare o digitare con semplici micro-gesti — come un leggero tocco del pollice sul pugno. Il sistema supporta eye-tracking avanzato e il display offre un campo visivo di 70 gradi, ben oltre gli standard AR attuali.
Insieme, questi elementi formano una nuova forma di interazione uomo-macchina, in cui la volontà e lo sguardo diventano strumenti operativi, superando mouse, tastiere e persino touch screen. In un’intervista recente, Zuckerberg ha affermato che è molto probabile che fra qualche anno molti degli oggetti che siamo abituati a vedere in giro… come tastiere e schermi, semplicemente spariranno.
Sembra quindi che Meta stia silenziosamente mutando in una neurocorporazione impegnata nella comprensione della mente umana, per trasformarla in un’interfaccia multifunzionale. Se il vecchio Metaverso sembrava una visione prematura, quasi una sciocchezza, oggi le fondamenta tecnologiche per un metaverso “reale” esistono davvero.
Questo ovviamente porta con sé questioni urgenti che riguardano la privacy e sicurezza dei dati cerebrali. Come gestire l’accesso ai segnali cerebrali? Come evitare abusi? Non è neanche più una questione di mera sorveglianza e profilazione, ma di vera e propria autodeterminazione e libero arbitrio.
Così come oggi siamo tutti obbligati a usare vari strumenti informatici per vivere e lavorare, domani potremmo essere obbligati a dare accesso ai nostri dati cerebrali a varie corporazioni per rispondere all’email urgente del collega — mentre una IA che accede direttamente ai nostri pensieri ci corregge la sintassi prima ancora di scrivere le parole.
ORIZZONTI DELLA GOVERNANCE AI
di Luca Nannini, Senior AI Policy & Standards Specialist
La rubrica Orizzonti della Governance torna la prossima settimana con notizie da tutto il mondo, stay tuned!
LE NEWS DELLA SETTIMANA
Rapporto annuale amministrazione automatizzata. Privacy Network ha pubblicato il primo rapporto dell’Osservatorio Amministrazione Automatizzata. Nel Report un’analisi dettagliata dei progressi, delle problematiche e delle prospettive dell’uso degli algoritmi nella pubblica amministrazione. Qui per leggerlo o scaricarlo.
Più sicurezza, o più creatività. Alcuni studi recenti sembrano dimostrare che i tentativi di allineare le intelligenze artificiali a determinati standard di “safety” ne riduca il potenziale creativo. All’aumentare delle restrizioni, non solo il modello è più docile, ma anche meno creativo. Qui un approfondimento.
I dati nel condominio. Un tema certamente poco esotico rispetto ad altri, ma sempre attuale, quello del trattamento di dati personali nei contesti condominiali. Il Garante Privacy ha avviato una consultazione pubblica per l’emanazione di linee guida sul tema. Qui l’annuncio.
Noyb contro Meta, di nuovo. Noyb continua gli sforzi contro Meta, che ora vorrebbe allenare i suoi sistemi di intelligenza artificiale senza il consenso degli utenti. Un tema molto caldo che probabilmente non si arresterà a breve. Qui il comunicato in cui l’organizzazione discute della diffida inviata alla corporazione.
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Matteo è un consulente privacy e cybersecurity, con esperienza come DPO in settori critici (telecomunicazioni, utilities) e lead auditor ISO 27001. Autore di Cyber Hermetica e co-fondatore di Privacy Week e Privacy Network.